Edition VIII – 2017

BodySongs VIII

Saturday 11th February 15.00

  • DanceAbility Workshop – TPS project in collaboration with The Loom – Movement Factory, conducted by Michela Turrini

Saturday 11th February 21.15

  • Yumiko Yoshioka – Me/moire
  • Fabiola Zecovin – Waiting For Romeo

Sunday 12th February 18.00

  • Discussion with Marigia Maggipinto – dancer with Pina Baush’s TanzTheater

Sunday 12th February 20.00

  • The Loom – Movement Factory – A Walk Through Time

Saturday 11th February 15.00-18:00

DanceAbility Workshop – conducted by Michela Turrini

TPS project in collaboration with The Loom – Movement Factory

La DanceAbility è una disciplina basata sul movimento accessibile a tutti, “mixed-abilities dance” è un modo di pensare la danza che mette al centro la persona e il suo potenziale espressivo, evitando etichette e preconcetti.
La DanceAbility è un metodo che serve per coinvolgere persone con o senza disabilità nelle pratiche d’improvvisazione e nel lavoro coreografico. E’ una tecnica di danza contemporanea fondata negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’90 da Alito Alessi, danzatore di Contact Improvisation e coreografo, è ora diffusa in tutto il mondo. Il metodo fondato da Alito Alessi valorizza l’individualità della persona, la specificità delle differenze e promuove la possibilità di costruire relazioni uniche attraverso la creatività del movimento.

Il suo scopo è quello di rendere accessibile il linguaggio della danza a tutte le persone interessate. L’incontro tra differenti abilità è la sua prerogativa: tutti possono fare nuove e diverse esperienze delle proprie abilità (o disabilità) nel muoversi con gli altri, andando oltre i limiti a cui si è abituati.

La danza si sviluppa attraverso la tecnica dell’improvvisazione, basata sulla consapevolezza di sé, sulla relazione e sulla fiducia reciproca; ciascun partecipante è quindi invitato a mettersi in gioco attraverso scelte autonome di movimento. Tutti possono partecipare a questa ricerca: persone con disabilità motoria o cognitiva, non/ipo vedenti, non/ipo udenti, persone con sindrome di Down, danzatori, attori, operatori, insegnanti di sostegno, figure che operano nel mondo sociale, ecc.

For info and registration: 338 3020232


Saturday 11th February 21.15

Yumiko Yoshioka – Me/moire

Choreography: Yumiko Yoshioka

  • Direction and concept: Camilla Giani
  • Performers: Camilla Giani, Margherita Landi, Silvia Bennett
  • Co-production: Compagnia Simona Bucci
  • Music: Samantha Bertoldi, Alberto Gatti
  • Lighting: Gabriele Termine
  • With the support of: MIBACT -dep. for live performance, REGIONE TOSCANA
  • we thank SPAM! network for contemporary arts

Viviamo creando memoria. La memoria si frammenta, affiora incontrollabilmente o viene richiamata, fa di noi ciò che siamo e ciò che saremo. La nostra identità stessa è semplicemente e fragilmente basata sui ricordi: privi della memoria cosa siamo? Un corpo che respira. Ogni volta che un ricordo riaffiora alla mente ritorna con un vestito leggermente diverso, un dettaglio nuovo, un colore più acceso o forse una mutilazione, creando una moltitudine di immagini emotive che ci accompagnano nella vita che aumentano con il passare del tempo, affollando il presente e il futuro. Memoria o illusione?

Tre figure collocate fuori dal tempo creano e vivono queste immagini in mutamento danzando tra universale e particolare. Fuse in un susseguirsi fluido di corpi e forme disegnano luoghi conosciuti e paesaggi primordiali. Saldamente ancorate al corpo come realtà sviluppano una lotta autoironica alla scoperta di un’identità isterica.

Fabiola Zecovin – Waiting For Romeo

Choreographed and performed by Fabiola Zecovin

Music:

  • Sounds and voice recordings of the actor Simone Rovida
  • Anna Caragnano: Lights
  • Anna Caragnano: Words
  • Thylacine: Closing
  • Sons Of Magdalene: Crows on the eaves of my father’s house
“Noi siamo fatti della materia dei sogni” dichiara Prospero, quando nella fase finale di The tempest, già medita di rinunciare a quei poteri che da sempre ardiscono di dominare il sogno e il mistero che esso ogni notte rivela ai mortali. Ogni onirica rivelazione si stacca dal sostrato di un più fluido e velato esistere, inafferrabile, come l’amore svincolato dalle vicende che il tempo coagula e non di rado inquina. L’amore assoluto, quella panica follia che secondo Omero “ruba il senno anche ai sapienti”, è il materiale che Shakespeare privilegia per costruire le sue storie, trasformando in linguaggio i momenti del dono che, donato, rende felice il donatore.
Shakespeare è grande poeta d’amore, e ne plasma la sostanza creando coreografie di ineffabili gioie miste a tenebrosi abissi di dolore.
La vita è amore che ci sorride attraverso il mare placato, il silenzio dei destini compiuti, la meraviglia delle albe e dei boschi. L’amore è vertigine e sacrificio (Amleto vorrebbe salvare Ofelia dalle inique menzogne del mondo). L’amore è coraggio e tremore, attesa e consolazione, scambio reciproco di sangue e di pensieri.
Giulietta dona a Romeo gli ingredienti della sua anima, fondendo i tempi del desiderio e della nostalgia, e di ogni altra ragione della sua stessa esistenza. Il pensiero si confonde, la parola si nutre dei significati di un linguaggio che è armonia, e che si può solo respirare in un sogno danzante, in una musica che trascende i codici di se stessa.
Ed è allora che la bellezza assoluta può palesarsi in disegnate cadenze, mentre Giulietta danza i suoi palpiti e le sue attese, folle nel presentimento di un personale olocausto al confine tra la vita e la morte. L’armonia del suo silenzioso canto, che solo la danza rende visibile e catartico, è catturata dalla clessidra del tempo. (L’amore è anche attesa, supremo spasimo e supremo sacrificio.)
Ed ecco Giulietta emergere nella sua danza di vita, avviluppata nel suo sogno, ebbra d’amore e di morte. Le movenze della danzatrice promettono e minacciano, nei repentini e inattesi slanci verso gli inesplorati universi dell’amore assoluto.
Ogni istante è un lembo di esistenza donata per sempre, felicità offerta, poi rivelata nella sua essenza, fino all’ultima estenuazione.
Fabiola ci comunica che l’amore della creatura che oggi rivive nel messaggio del suo corpo, è una lunga e dolcissima camminata verso la pace primordiale, verso l’immutabile incanto che l’amore, anche se tanto sublime da risultare talvolta crudele, garantisce a coloro che nobilitano il loro delirio trasformandolo in quella “materia dei sogni” che è possibile sognare solo in un sogno d’ amore”
(Mario Chiarenza)

Sunday 12th February 18.00

Discussion with Marigia Maggipinto –
dancer with Pina Baush’s TanzTheater

Interviewed by Erica Romano


Sunday 12th February 19.00

  • Apericena by Il Pentolone

Sunday 12th February 20.00

The Loom Movement Factory – A walk through time

Choreography: Marigia Maggipinto

Dancers:

  • Ivana Caffarati
  • Paola Leoni
  • Mariagiulia Da Riva
  • Clementina Falco
  • Virginia Gradi
  • Francesca Ihle
  • Sara Nesti
  • Erica Romano

Il lavoro è una composizione che si è man mano creata e sviluppata nella cornice di un percorso di laboratori.

I laboratori sono basati su un lavoro di tecnica, ricerca e composizione, esercizi di gruppo, in particolare il lavoro di ricerca è basato su domande e temi nei quali abbiamo l’estrema libertà di attingere al magazzino della realtà della vita,delle nostre percezioni, azioni, reazioni, emozioni, tutto è legato al quotidiano a volte alla spontaneità di come siano o ci sentiamo in quel momento.

Da Tutto il materiale di improvvisazione che viene rivisto ne viene fatta una cernita o si cambiano degli aspetti altri si eliminano è così si comincia a imbastire e a comporre dei piccoli filati con quello che è più interessante, tasselli che man mano si uniscono ad altri. Fondamentalmente è ancora a oggi un lavoro sperimentale un Work in progress,come una storia Non finita e che Non si contiene in se stessa, in questo tipo di lavoro a volte succedono cose accidentalmente.

La cosa più difficile è catturare l’originalità dell’esperienza e la freschezza dell’improvvisazione.
Questo è una ricerca che deve ritrovare quella qualità emotiva spesso inconsapevole che viene vissuta nella spontaneità dell’improvvisazione.
Non sono sempre le domande o i temi le basi chiave di un lavoro di composizione di questo tipo, piuttosto quello che si riesce a fare con le risposte. Per me questo è un processo di crescita, di maturità artistica interiore molto difficile e affascinante.